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07/10/17

ARBITRIUM




La Fusion Art Gallery - Inaudita inaugura la stagione autunnale con ARBITRIUM, mostra di restituzione relativa al programma A.I.R. estivo che affronta la tematica del libero arbitrio con la partecipazione di Silvi Kadillari (Australia/Albania), Rebekka Kraft (Germania) e Danica Olders (Canada). La mostra rientra anche nella programmazione di NEsxT – Indepentent Art Festival.
Il libero arbitrio è l'alibi di Dio.– Jean Cocteau

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AIR/ARBITRIUM è un progetto speciale che rientra nell’ambito del programma di residenze gestito dall’associazione culturale Inaudita all’interno degli spazi della Fusion Art Gallery e sviluppato attraverso una serie di accadimenti, incontri, seminari e discussioni allo scopo di scandagliare, immaginare, decostruire e manipolare un punto di vista autonomo e per quanto possibile originale su di una tematica così ampia e ambivalente. Non arrischiandosi nel tentativo forse arrogante di voler trovare una risposta all’impacciante dilemma, con Kadillari, Kraft e Olders abbiamo focalizzato e quindi concretizzato le nostre riflessioni trasponendole e traducendole con un linguaggio materico fatto di disegni, video, installazioni e oggetti come mezzo/metafora/espediente per far brillare la scintilla dell’intuizione, lo stimolo del dialogo e lo strabordare del dibattito. Oltre alla mostra è stata prodotta anche un’edizione/libro che sarà presentato in occasione del finissage il 26 ottobre.

Fondamentale in questo processo è stato il contributo dei due seminari “Are you sure you are free” curati da Clara Madaro e mediati da Matteo Cresti nei quali è stato trattato il “Libero Arbitrio" come termine filosofico che si riferisce ad una particolare "capacità" di determinati agenti razionali di scegliere un percorso di azione tra varie alternative e considerando il libero arbitrio come un argomento rilevante per la nostra vita perché legato ai nostri valori, desideri, appetiti, impegni e credenze. Partendo da questa base e sapendo che nella nostra routine abbiamo l'intuizione di scegliere quello che facciamo e quello che vogliamo, anche se non è sempre raggiungibile, ci siamo chiesti se, alla fine, siamo proprio sicuri di essere liberi?

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La cosa più interessante è la reazione repulsiva. Il “Libero Arbitrio” è dato per scontato perciò non ci si pensa mai, è una questione su cui si preferirebbe sorvolare o liquidare velocemente. Vorresti dire ma certo! sono una persona libera io! e poi, rapidamente, con gli angoli della bocca in giù, ne rideresti amaramente. Sarebbe uno slancio spocchioso, un ghigno frignante e isterico. Sarebbe la tua breve rivoluzione, un grappolo di scuse. Ne sgorgherebbe la rabbia, il fastidio indotto dalla pressione coercitiva esercitata da chi risveglia in te un bisogno insistente, quello di capire, quello di sforzarsi per essere consapevoli. Scrolla dalle spalle la responsabilità morale (potresti? per un attimo, vorresti?), liberati del cappio dell’aspettativa oscena di chi attende un tuo parto. Rifiutati di prendere una posizione, di scattare e vincere, sii padrone, sii matrigna, sii trasparente e immobile. L’arte è libera? In potenza e in virtù. E’ limbica? In embrionale difesa. E’ verace? In solido prodotto di sintesi. Dal disagio dell’impotenza sono emersi come bolle di magma tre microcosmi, tre pianeti individuali, tre punti di vista complementari.

Silvi Kadillari misura con precisione orwelliana lo spazio, osserva silenziosamente e pondera, ascolta e dice, scrive, trattiene e abbandona, perseguita e si fa incombere. I suoi lavori audio-video (ma anche i disegni) costruiscono nell’ambiente un’attesa quasi noir, una sospensione frustrata, un incontro che non avverrà mai ma che è qui e che ritorna senza essersene mai andato, sempre in movimento. Le sue riflessioni sono schive e aggressive, identità e sorveglianza, controllo e coercizione, ambivalenza e decisione. Un’onda e un’ombra, un fantasma dalla mole di pietra, cemento e acciaio, un cyborg statico, una presenza occulta, un dialogo farfugliato e un blocco-immagine impossibile da codificare ma sul quale fissare ostinatamente tutto l’interesse.

Rebekka Kraft struttura mentalmente lo spazio di un sogno complesso in cui il surreale, il simbolo e un serissimo gioco Dada si uniscono nell’amplesso impudico della ragione sentimentale. I suoi disegni/oggetti/polaroid rappresentano questo tentativo di fusione improbabile, emulsione forzata, collage. I fondali colorati e nebbiosi cristallizzano forme solide in un equilibrio grafico di senso e oggettività. L’inconscio è il fondamento della risposta razionalizzata: se non posso decidere coscientemente allora prendo degli elementi, li isolo ritagliandone i confini netti, poi li sovrappongo, li lascio andare, apro gli occhi e scopro di aver creato la mia personale idea di realtà, l’unica possibile. La “fatalità” delle circostanze potrebbe forse trovare le sue risposte nell’empatia?

Danica Olders scatta in piedi, allarga le braccia e lascia esplodere il carosello dell’ironia. I colori della giostra mescolano ai sensi l’istinto, e la ribellione contro la seriosità dell’argomento le permettono di beffarsi dell’apparenza scandagliandone parossisticamente gli aspetti più personali. Ci introduce alla sua installazione naïve nella quale un susseguirsi di espressioni facciali, come fotogrammi zootropici, e colori brillanti ci svelano la volubilità del pensiero, l’impalpabilità del calcolo, l’inutilità dell’ostinazione. Nella freschezza del suo lavoro siamo liberi (finalmente!) di scrollarci di dosso l’incombenza del dovere e di immaginarci la possibilità, troppo spesso negata, di scoprire in noi stessi la possibilità della fuga, una chiave per aprire la catena neuronale del giogo.
B.F. 2017




Silvi Kadillari / Rebekka Kraft / Danica Olders
ARBITRIUM
A cura di Barbara Fragogna
7 – 26 ottobre 201t
Fusion Art Gallery-Inaudita Torino
La mostra sarà inaugurata il 7 ottobre ore 19. Le artiste saranno presenti.