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26/12/10

Harry Clarke



Illustrations by Harry Clarke for a 1925 edition of Goethe’s Faust - A Journey Round My Skull

Francis Bacon



Francis Bacon in his studio

Brancusi and Man Ray



Brancusi and Man Ray having a toast in front of Endless Column I fall 1927

Sarah Bernhardt



Atelier Nadar, Sarah Bernhardt, Pierrot dans la pantonime Pierrot Assassin, Palais du Trocadéro, 1883

René Gruau




Sta per concludersi a Londra, alla Somerset House, il prossimo 9 Gennaio, una stupenda mostra dedicata a René Gruau, il riminese Renato Zavagli Ricciardelli. Fra i più affascinanti ed eleganti illustratori di moda, esempio di sofisticata e semplice meraviglia.

Le sue immagini erano uniche, raffinate, esempi mai più raggiunti di bellezza e di singolarità.

I suoi lavori erano magistrali rarefatti tocchi di colore che creavano mondi singolari e sognati.

Particolarmente interessante il rapporto con la casa di moda Dior di cui divenne per diversi decenni la punta massima di rappresentazione, creando un mix di eleganza ed unicità stupendi.

La mostra racconta anche del suo lavoro per alcune delle riviste più importanti del settore della moda come Vogue e Harpers Bazaar.

Poesia 2010

feste buone ...



feste buone per tutti ...

25/12/10

Sironi, Guttuso, Vedova. Arte e Ideologie politiche a confronto




Nella stupenda cittadina di Cherasco, immersa in una allegra atmosfera natalizia, è in corso fino al 9 Gennaio 2011, nell’antico Palazzo Salmatoris, la mostra: “Sironi, Guttuso, Vedova. Arte e Ideologie politiche a confronto”.

Dopo diversi anni dedicate a piacevoli mostre monografiche, proponendo tantissimi classici artisti del novecento da Picasso a Fontana, quest’anno è stata ideata una mostra più storica e di ampio respiro, toccando un tema particolarmente contemporaneo come l’estetica e le ideologie politiche.

Raccolte nelle magnifiche stanze del palazzo la mostra presente una serie di opere legate dalla relazione fra espressione artistica e periodo politico, raccontando la storia dell’Italia nel secolo scorso. Si inizia così con Sironi e le sue possenti figure che dalla tradizione contadina diventano parte dell’industrializzazione, passando poi per una figurazione più intensa e cromatica che, attraverso i lavori di Guttuso, raccontano di un paese che cresce e si arricchisce. La parabola si conclude con Vedova e il suo sguardo nel finire di un secolo breve ma ricco di emozioni e di intense vibrazioni che egli rappresenta in modo informale e libero dalla tradizione rinnovando la funzione della pittura.

Per ogni artista è dedicata una sala, creando così piccole piacevoli occasioni di confronto e di sviluppo, che ogni singolo artista ha avuto nel suo processo creativo. Nell’elegante e ampio corridoio il confronto è fatto su alcuni temi comuni che uniscono in un dialogo diretto le opere dei diversi artisti.

A coronamento della mostra sono state anche proposte, al piano superiore, una piccola raccolta di opere di artisti contemporanei dei tre noti personaggi. Spiccano tra le tante le belle opere di Funi, Morlotti, Cassinari, Sassu e Manzù.

Particolarmente utile il video che accompagna la visita e il catalogo che aiutano ad approfondire meglio l’evento espositivo.

orario apertura dal Martedì al Venerdì ore 15-19, Sabato e Domenica ore 9.30-12.30/15-19

Morandi alla Fondazione Ferrero di Alba



La Fondazione Ferrero di Alba, col supporto della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo e la Regione Piemonte, presenta fino al 16 Gennaio 2011 una stupenda mostra su Giorgio Morandi e i suoi delicati paesaggi.

L’evento, realizzato con un allestimento curato da Maria Cristina Bandera, si offre in una rara e pregiata riconsiderazione del percorso artistico di Giorgio Morandi immergendoci in una produzione più intima e ricerca.

Oltre settanta opere, prevalentemente su tela e alcuni acquarelli, che mostrano le diverse influenze che l’artista ebbe nel suo percorso artistico.

Il percorso proposto in forma cronologico inizia dagli anni ’10 con il delicato “Paesaggio (Nevicata)”, dove si percepisce l’influsso di Cézanne, passando poi per la serie di Paesaggi, della fine degli anni ‘20 dove l’attenzione a Piero della Francesca, studiato sulla monografia di Roberto Longhi che fece nel 1927, emerge intensa.

Una produzione pittoriche che negli anni ‘30 si intensifica, quando il pittore vive isolato sull’Appennino, a Grizzana, tra Bologna e Prato e si evolve negli anni ‘50, con la serie de I Cortili di Via Fondazza. Tornato nel cuore di Bologna, vicino Porta Maggiore.

Morandi dipinge quasi per sottrazione, lasciando che nella sua tela, paesaggio urbano e natura morta vengano quasi a collimare, testimoni di una medesima inquietudine.

Accompagnate da interessanti supporti didattici, la mostra si lascia penetrare e rivelare per un interessante percorso storico ed estetico che rivaluta un artista troppo spesso etichettato in modo superficiale alla nota serie delle nature morte.

Apertura, dal martedì al venerdì 15 -19; sabato, domenica e festivi 10 -19. Lunedì chiuso
Giorni di chiusura 24, 25, 31 dicembre 2010, 1 gennaio 2011
Ingresso gratuito

16/12/10

troppo italiano?




Ecco arrivate le feste, giornate legate a riti religiosi che tramandano tradizioni e ideale.

L’arte è stata per secoli il luogo di espressione formale di queste usanze, e oggi possiamo godere di un vasto patrimonio che dovrebbe essere arricchito. Per cui trovo sempre lodevole l’iniziativa che la Tate Britan ogni anno realizza di invitare un artista inglese ( o che opera in UK) a realizzare un’opera sul tema dell’albero di natale, quest’anno è la volta di Giorgio Sadotti .

Non capisco invece come mai dei tantissimi musei di arte contemporanea italiani (GAM, GNAM, Rivoli, Maxi, Macro, et…) non ce ne sia uno che proponga agli artisti contemporanei il tema della tradizione italiana del presepio.

Forse un tema troppo popolare?

09/12/10

l'albero di Natale 2010 alla Tate Britan di Londra




Come da tradizione, in questi ultimi venti anni la Tate Britan invita un artista, quest’anno Giorgio Sadotti, a creare nel suo spazio un albero natalizio.

Per l’occasione l’artista ha scelto un classico abete Norvegese alto 9 metri senza decorarlo.

Lasciato quindi “svestito” dalle tradizioni decorazioni, in tal modo l’osservatore può godere della già stupenda bellezza che l’albero stesso ha.

Accanto alla base giace una frusta, forse parte della performance che l’artista il 5 Gennaio 2011 alle ore 19 realizzerà per concludere l’evento dal sibillino titolo Flower Ssnake.

05/12/10

Giornate di fine novembre torinese



Con l’arrivo dell’autunno si ritirano in casa le piante e se si ha un bell’albero lo si sega a più livelli e lo si conserva nei diversi piani.

Idea più che coerente nel mondo umano che sempre più usa a suo diletto la natura, per cui Henrik Håkansson mette a dimora una giovane quercia torturandola a più sezioni nella nota Galleria Franco Noero.

Ma non si vorrebbe cadere nella polemica, sarebbe poi pubblicitaria, per cui si prende atto di come tutto serva ad affascinarci un attimo, perché poi l’effetto è molto piacevole. Crudelmente interessante, come la trasformazione di un mobile di Calder, che sempre l’artista realizza nella project room GFN vicino a Santa Giulia. Sul lato opposto altra project room GFN presenta 5 opere di 5 artisti (Kirsten Pieroth, Fernando Ortega, Saâdane Afif, Superflex, Danh Vo) scelti da un artista (Patrick Charpenel).

Più goliardica la proposta da Sonia Rosso di Douglas Gordon e Jonathan Monk, che nel miglior stile inglese vengono in Italia per divertirsi.

Norma Mangione Gallery presentare la prima mostra personale italiana dell’artista americano Garth Weiser con una serie di affascinati quadri dal delicato effetto pop.

Molto interessante la ricerca di Goshka Macuga sul percorso incrociato con Pinot Gallizio proposto dalla galleria Martano e curata da Francesca Comisso.

In via della Rocca la Galleria Roccatre propone delicati lavori Fausto Melotti mentre sul lato opposto nella sua project room ci sono i leggeri lavori Giada Giulia Pucci.

Sulla stessa via la galleria Alberto Peola espone le nuove opere di Laura Pugno, sempre più poetiche e delicate, che proseguono il suo percorso di visione ambientale/interiore.

Da Photo& Contemporary le opere di Emil Lukas, trasformazioni fisiche delicate e con un’impronta naturalistica.

Da Guido Costa Projects una serie sguardi fotografici di Miroslav Tichy, frastagliati attimi di vita in bilico fra memoria e opera artistica.

Memento mori ...




Un'antica città

Un vecchio palazzo museo, che già patisce l’afflusso turistico,

un teschio,

tanti diamanti per un valore superiore a 100 milioni di euro,

un allegro artista inglese,

forse un romanzo d’avventura, no!

La mostra (?) di Damien Hirst a Palazzo Vecchio di Firenze, dove il noto “For the Love of God” (Per l'amor di Dio) tempestato di 8.601 diamanti viene esposto per la terza volta,

arte,

pubblicità,

un poco di tutte e due…

L’opera è esposta nella Camera del Duca Cosimo, ma per l’occasione è anche possibile pagando il biglietto (10 euro!) vedere lo studiolo di Francesco I de Medici,

via per male che vale un poco di arte la si vede comunque.

30/11/10

doattime

Art Basel Miami Beach 2010




Mentre sulla regione europea scende sempre più la stagione invernale, sulla costa calda della Florida prende avvio una nuova edizione di Art Basel Miami Beach che quest’anno durerà dal 1 al 5 Dicembre.

Come sempre l’offerta di questa rassegna è perfettamente curata e articolata in eventi di qualità e di grande respiro che in pochi anni l’hanno fatta diventare la più interessante del continente americano.

Sono ben 250 le gallerie d’arte contemporanea provenienti da tutto il mondo con oltre 2000 opere di artisti internazionali.

Le new entries sono Cernuda Arte (Coral Gables), Leslie Feely Fine Art (New York), Hackett Mill (San Francisco), Galerie Rodolphe Janssen (Bruxelles), Sabine Knust Maximilian Verlag (Monaco di Baviera), Jorge Mara – La Ruche Gallery (Buenos Aires), Nyehaus (New York), Franklin Parrasch Gallery (New York), Gary Snyder (New York). Tra le conferme, Galería Juana de Aizpuru (Madrid), The Approach (Londra), Arndt (Berlino), Luis Campaña (Köln), David Nolan Gallery (New York), Anthony Reynolds Gallery (Londra), Sprüth Magers Berlin London (Berlino), Galerie Bob van Orsouw (Zurigo), Waddington Galleries (Londra), Washburn Gallery (New York), Donald Young Gallery (Chicago).

Mentre dall’Italia arrivano da Torino Franco Noero e Franco Soffiantino, da Milano Raffaella Cortese, Massimo De Carlo, Kaufmann-Repetto, Lia Rumma, Christian Stein, e …Zero; da Napoli Alfonso Artiaco T293 Gallery concludono il gruppo ilMagazzino d’Arte Moderna di Roma e da San Gimignano la Galleria Continua.

Particolarmente interessante l’iniziativa serale di Creative Time che realizzerà una serie di eventi all’Oceanfront.

Sono sempre quattro le sezioni in cui è divisa la rassegna; la classica Art Galleries, le novità di Art Nova, le mostre di Art Positions e l’esterna Art Public.

La Fondazione Cartier, nel proseguire la lunga cooperazione con Art Basel, presenterà un’area dell’artista Beat Takeschi Kitano, che espose questa primavera a Parigi, con una iniziativa di sostegno sociale.

Molto nutrito poi l’elenco delle Art Miami Conversations offerte al pubblico.

Fra le rassegne parallele ricordiamo Pulse, Aqua Art Miami, Scope e Nada a cui partecipa la galleria milanese Conduits/Gea Politi.


Tutte le info http://www.artbaselmiamibeach.com

24/11/10

Antony Gormley




Fra gli artisti più riconoscibili ma anche che più, nonostante la notorietà, continua a sperimentare Antony Gormley è fra i miei preferiti.

Tutti riconoscono le sue figure umane rifatte in forme sempre differente ma che sempre rimandano alla sua creatività.



L’esempio più noto è stato il famoso “Angelo del Nord” realizzato nel nord-est dell’Inghilterra, a Newcastel, e che oramai è diventata un’icona del territorio.


Ma il progetto che più mi ha affascinato è stato quello per il quarto plinto in Trafalgar Square a Londra, creando per diversi mesi un continuo flusso di personaggi, candidatosi sul web, che venivano poi ripresi e trasmessi da una rete televisiva, a cui dava un’ora di spazio “pubblico”. Forse una delle opere più contemporanee di questi ultimi anni, assolutamente fuori dal consumo e libero da ogni eccesso di controllo.

Molto ben fatto il suo sito  http://www.antonygormley.com

09/11/10

doattime

Artissima - Ho sbagliato ma sono contento …




“Ho sbagliato tutto", così iniziava un testo della raccolta di “poesie in forma di rosa“ di P.P. Pasolini, e forse ha proprio ragione.

La modernità ha saputo inglobare anche il suo rammarico senza curarsi del suo dolore.

Possiamo quindi dire che questa edizione di Artissima rinnovata da Francesco Manacorda ha raggiunto il suo successo di pubblico e di consenso, realizzando un consumo culturale ampio e variegato.

Pare che le vendite siano andate molto bene e che il pubblico è stato notevole anche in questo momento di particolare crisi. Tante persone e un consenso generale che è stato piacevolmente affascinato dal rinnovamento proposto dal nuovo curatore.

L’arte come sempre vive questo strano paradosso in equilibrio fra intenti culturali e necessità quotidiane. Ma sicuramente l’aspetto comunitario alla fine pare quello più forte, la necessità umana di avere un rapporto interpersonale legato da un tema comune, l’arte, può essere quindi un notevole collante sociale.

Se Pasolini è consapevolmente affranto (era il 1964…) la fiera ha tentato di superare questo impasse conscio dei suoi limiti ma sicura di aver tentato comunque di vivere un breve tempo umano arricchendolo di quell’impalpabile meraviglioso profumo che le rose producono.



Pienamente soddisfatti quindi degli oltre 50,000 visitatori l’edizione di Artissima diventa con la prossima edizione maggiorenne, raggiungendo i 18 anni di attività.

China Power Station




Si è aperta Domenica 7 Novembre la mostra “China Power Station” presso la Pinacoteca Agnelli al Lingotto di Torino.

L’evento ha preso avvio con una maratona da mezzogiorno fino alla sera alle sei sul tema “Il Futuro della Cina” coordinata da Hans Ulrich Obrist che ha dialogato con filosofi, artisti e architetti sul presente e sul prossimo futuro di questa grande nazione che pare sempre di più diventare la potenza del nuovo millennio.

Le opere esposte provengono dalla collezione Astrup Fearnley, una delle più importanti al mondo per la vastità e qualità dei pezzi raccolti.

La mostra si apre subito con un grande lavoro di Huang Yong Ping un enorme Colosseo in cotto che accoglie centinaia di piante, posto accanto all’opera “Who has stolen our bodies” Chun Yun, una serie di minute saponette usate. Questa vicinanza pone quasi un perfetto dialogo fra un’aspirazione di grandezza che questa nazione potrà avere con la reale quotidianità di un paese di oltre un miliardo di persone.

La mostra sviluppata su due livelli nel suo complesso è interessante e offre l’opportunità di vedere diverse opere di pregiato valore e di particolare bellezza, come la nota opera “Loveit, Bite it” di Liu Wei o le suggestioni sonore di un multi dinamismo come “N kilometers towards the west” di Zhang Ding che nella sua forma e nel suo progresso acustico pone continui interrogativi sullo sviluppo.

Come sempre si aprono tante domande sulla forma espressiva di questi artisti che spesso più che cinesi paino perfettamente integrati nel contesto europeo dimostrando come la globalizzazione rende troppo omogenea la cultura contemporanea.

Torino l'attimo sfuggente...




Eccoci a Lunedì, la grande kermesse artistica torinese si è percorsa intensamente in molteplici eventi e proposte.

Spolverando le ultime tracce dorate di Pocket si ripensa a queste belle giornate di cui rimango tanti ricordi.

Come la serata performativa di Giovanni Morbin al blank e le caldarroste amichevoli del Bivacco Diogene.

Un’edizione di Artissima che si è migliorata e che nella stupenda location dell’Oval pare proprio internazionale.

La piccola ma interessante rassegna di arte cinese alla Pinacoteca Agnelli, il rinnovamento stilistico di Laura Pugno visto da Peola e di Galliano da Inarco.

Le fotografie di Miroslav Tichy da Costa e l’installazione museale di Henrik Håkansson da Noero.


Il solito caos giovanilistico di Paratissima e le sperimentazioni intense di Club to Club.

Rimangono le nuove luci d’artista fino a fine dicembre a memoria di questa contemporaneità così breve e dinamica.

30/10/10

Arte povera: appunti per una guerriglia

testo di Germano Celant pubblicato sul numero 5 di "Flash Art", novembre-dicembre 1967

Prima viene l'uomo poi il sistema, anticamente era così. Oggi è la società a produrre e l'uomo a consumare. Ognuno può criticare, violentare, demistificare e proporre riforme, deve rimanere però nel sistema, non gli è permesso di essere libero. Creato un oggetto vi si accompagna. Il sistema ordina così. L'aspettativa non può
essere frustrata, acquisita una parte, l'uomo, sino alla morte, deve continuare a recitare. Ogni suo gesto deve essere assolutamente coerente col suo atteggiamento passato e deve anticipare il futuro. Uscire dal sistema vuol dire rivoluzione. Così l'artista, novello giullare, soddisfa i consumi raffinati, produce oggetti per i palati colti. Avuta un'idea vive per e su essa. La produzione in serie lo costringe a produrre un unico oggetto che soddisfi, sino all'assuefazione, il mercato. Non gli è permesso creare ed abbandonare l'oggetto al suo cammino, deve seguirlo, giustificarlo, immetterlo nei canali. L'artista si sostituisce così alla catena di montaggio. Da stimolo propulsore, da tecnico e specialista della scoperta diventa ingranaggio del meccanismo. Il suo atteggiamento è condizionato ad offrire solo una "correptio" del mondo, a perfezionare la struttura sociale, mai a modificarla e a rivoluzionarla. Pur rifiutando il mondo dei consumi, si trova ad essere un produttore. La libertà è una vuota parola. L'artista si lega alla storia, o meglio al programma, ed esce dal presente. Non si progetta mai, ma si integra. Per "inventare" è costretto ad agire da cleptomane e ad attingere agli altri sistemi linguistici. Ma cosa faceva Duchamp? Certamente non era teso a soddisfare il sistema. Per lui esserci e vivere significava e significa giocare a scacchi (la mossa del cavallo non è mai rettilinea) e scegliere. Più volte cercato dal sistema, non si è mai fatto trovare dove si pensava di reperirlo.

Così, in un contesto dominato dalle invenzioni e dalle imitazioni tecnologiche, due sono le scelte: o l'assunzione (la cleptomania) del sistema, dei linguaggi codificati ed artificiali, nel comodo dialogo con le strutture esistenti, siano esse sociali o private, l'accettazione e la pseudoanalisi ideologica, l'osmosi con ogni "rivoluzione", apparente e subito integrata, la sistemazione della propria produzione o nel microcosmo astratto (op) o nel macrocosmo socioculturale (pop) e formale (strutture primarie), oppure, all'opposto, il libero progettarsi dell'uomo.
Là un'arte complessa, qui un'arte povera, impegnata con la contingenza, con l' evento, con l'astorico, col presente ("non siamo mai completamente contemporaneinel nostro presente"- Derbay), con la concezione antropologica, con l'uomo "reale" ( Marx), la speranza, diventata sicurezza, di gettare alle ortiche ogni discorso visualmente univoco e coerente (la coerenza èun dogma che bisogna infrangere!), l'uni-vocità appartiene all'individuo e non alla 'sua" immagine e ai suoi prodotti. Un nuovo atteggiamento per possedere un "reale" dominio del nostro essere, che conduce l'artista a continui spostamenti dal suo luogo deputato, dal cliché che la società gli ha stampato sul polso. L'artista da sfruttato diventa guerrigliero, vuole scegliere il luogo del combattimento, possedere i vantaggi della mobilità, sorprendere e colpire, non l'opposto.

Da un lato, quindi, un atteggiamento ricco, perché legato osmoticamente alle altissime possibilità strumentali e informazionali che il sistema offre, un atteggiamento che imita e media il reale, che crea la dicotomia tra arte e vita, comportamento pubblico e vita privata, dall'altro una ricerca "povera", tesa all'identificazione azione-uomo, comportamento-uomo, che elimina così i due piani di esistenza. Un esserci, quest'ultimo, che predilige l'essenzialità informazionale, che non dialoga né col sistema sociale, né con quello culturale, che aspira a presentarsi improvviso, inatteso rispetto alle aspettative convenzionali, un vivere asistematico, in un mondo in cui il sistema è tutto. Un atteggiamento (che evidentemente non vuol contrapporsi ad alcuna ricerca particolare, risultando non una corrente, ma un modo di comportarsi, che evita persino la concorrenza, proprio per non cadere nuovamente nell'integrazione alle leggi del sistema e nel dialogo con lo stesso) teso al reperimento del significato fattuale del senso emergente dal vivere dell'uomo. Un'identificazione uomo-natura, che non ha più il fine teologico del narrator-narratum medioevale, ma un intento pragmatico, di liberazione e non di aggiunzione di oggetti e idee al mondo, quale oggi si presenta. Di qui l'abolizione di ogni posizione categoriale (o pop od op o struttura primaria) per una focalizzazione di gesti che non aggiungono nulla alla nostra colta percezione, che non si contrappongono come arte rispetto alla vita, che non portano alla frattura e alla creazione del doppio piano io e mondo, ma che vivono come gesti sociali a sé stanti, quali liberazioni formative e compositive antisistematiche, tese all'identificazione uomo-mondo.

L'avvicendamento da compiersi è dunque quello del ritorno alla progettazione limitata ed ancillare, in cui l'uomo è il fulcro e il fuoco della ricerca, non più il mezzo e lo strumento. L'uomo è il messaggio, per parafrasare Mac Luhan. Nelle arti visive la libertà è un germe che contamina ogni produzione. L'artista rifiuta ogni etichetta e si identifica solo con sè stcsso.
Così Pistoletto (come Warhol, Mari e Grotowsky) si è posto, sin dal 1964, il problema della libertà del linguaggio non più legato al sistema, alla coerenza visiva, ma alla coerenza "interiore", ed ha realizzato nel 1966 opere estremamente "povere", un presepe, un pozzo di cartone con tele spaccate al centro, una bacheca per vestiti, una struttura per parlare in piedi e una struttura per parlare seduti, un tavolo fatto di cornici e di quadri, una foto gigante di Jasper Johns, una lampada a luce di mercurio. Un lavoro teso alla registrazione "dell'irripetibilità di ogni istante" (Pistoletto), che presuppone il rifiuto di ogni sistema e di ogni aspettativa codificata. Un libero agire svincolato ed imprevedibile (nel 1967 un sarcofago, una casa dipinta con estrema libertà cromatica, una sfera di carta di giornali pressata, un corpo ricoperto di mica), un frustrare l'aspettativa, che permette a Pistoletto di rimanere sempre al confine tra arte e vita.

Un esistere rivoluzionario che si fa Terrore con Boetti, Zorio, Fabro, Anselmo, Piacentino, Gilardi, Prini, Merz, Kounellis, Paolini e Pascali, artisti che già nel loro agire si sono posti questo recupero del libero progettarsi.
Così Paolini esalta il carattere empirico e non speculativo del suo lavoro, sottolinea il dato di fatto. La presenza fisica dell'oggetto e il comportamento del soggetto in rapporto al sistema "pittura". La sua sovrapposizione fra idea e immagine lo porta alla "prise de pouvoir" degli elementi strumentali, non ancora direzionati e sistematicizzati, quali la tela, il colore, lo spazio (diventato ora lo spazio del mondo). Le componenti linguistiche ritornano così in campo quali paradigmi, primigeni, aniconici, liberi da ogni sistema di collocazione iconologica. Elementi di un farsi, che non si vincolano all'immagine da realizzare, ma si presentano per "fingere" se stessi.

Il sensismo comportamentistico sale ull'altare con Pascali e Kounellis. La realizzazione immediata di una sensaeione conduce in pochi anni Pascali a passare dai busti di donna, ai muri, ai cannoni, agli animali mitici, alla barca, al mare, alle pozzanghere, ai cubi di terra, al campo arato. Il suo libero atteggiamento si evidenzia: perché vincolarsi ad un solo prodotto? Ogni elemento è infatti sineddoche naturale del suo vivere e del suo esistere percettivo e plastico: perché diventare paradigma? Così Kounellis, colpito dalla ricchezza del suo esserci, recupera il suo gesto artistico col dare il becchime agli uccelli, con lo staccare le rose dal quadro, ama circondarsi di elementi banali ma naturali, quali il carbone, il cotone, un pappagallo. Tutto si riduce ad un conoscere concreto che lotta con ogni riduzione concettuale: l'importanza è focalizzare, per Kounellis, che Kounellis vive, il mondo vada in malora.

Un'urgenza all'esserci che ha condotto Gilardi, soffocato dai suoi tappeti-natura e dal poliuretano, a realizzare nel 1966 (mostra Arte Abitabile, Sperone) degli oggetti che sono la concretizzazione, non più mediata e mimetica, del suo agire strumentale e funzionale, ed ecco il bastone, la carriola, la sega, la scala. Per chi conosce "l'operoso" Gilardi, questi sono i suoi "simboli".

La tautologia è il primo strumento di possesso sul reale, eliminando le sovrastrutture, si riinizia a conoscere il presente e il mondo. Così Fabro concretizza, in un anno, due o tre atti di possesso sul reale. La difficoltà di conoscere, come possesso, è enorme, i condizionamenti non permettono di vedere un pavimento, un angolo, uno spazio quotidiano e Fabro ripropone la scoperta del pavimento, dell'angolo, dell'asse che unisce soffitto e pavimento di una stanza, non si preoccupa di soddisfare il sistema, vuole sviscerarlo.

Parimenti Boetti reinventa le invenzioni dell'uomo. I suoi gesti non sono più un accumulo, un incastro di segni, ma i segni dell'accumulo e dell'incastro. Si pongono come apprendimento di ogni archetipo gestico, di ogni invenzione primitiva. Sono gesti univoci che portano con sé "tutti i possibili processi formativi ed organizzati-vi", liberati da ogni contingenza storica e mondana. Dalle annotazioni gestiche di Boetti alle annotazioni perimetrali e spaziali di Prini, il passo è breve. Una stanza è e risuona di quattro angoli, un uomo si blocca in un passo da un metro, il pavimento diventa scalino, La sedia è un'immagine piatta sorretta da una sedia, ogni gesto di Prini si conclude nel presentarsi. Il dominio passa all'uomo dagli n sensi.

L'autonomia domina incontrastata in Piacentino. Le sue monumentali composizioni si impongono, sono un'aperta sfida alle convenzioni di spazio. di ambiente: impossibile organizzarle, collocarle, piegarle al codice spaziale abituale; seppur cromaticamente possedibili, al punto da lusingare la percezione colta dello spettatore, esse sfuggono. Come la luce fugge, cosi il mondo. Per possederli bisogna bloccarli nell'attimo in cui si incontrano. Così Merz violenta gli oggetti e il reale con il neon. Il suo è un inchiodare drammatico, che atterrisce. E un continuo sacrificio dell'oggetto banale e quotidiano quasi novello cristo (il culto dell'oggetto è una nuova "religio"). Trovato il chiodo, Merz, da buon filisteo del sistema, crocifigge il mondo.

Più sottilmente "povera" l'azione di Anselmo. Qui la precarietà si esalta. Gli oggetti vivono nel momento di essere composti e montati, non esistono come oggetti immutabili, si ricompongono di volta in volta, la loro esistenza dipende dal nostro intervento. Non sono prodotti autonomi, ma instabili, vivi, in rapporto al nostro vivere.

Infine le "entità espressive" di Zorio, enfatizzazioni visuali di un avvenimento instabile. Così la violenza dei tubi dalmine, dei colori, dei cementi, dialoga con la precarietà del tempo, con la sottile instabilità del maglio, che sta per cadere sulla "sedia", con il graduale cristallizzarsi dell'acqua salata, con la incredibile resistenza dell'elemento elastico rispetto alla struttura d'acciaio. Un'imprevedibile coesistenza tra forza e precarietà esistenziale che sconcerta, pone in crisi ogni affermazione, per ricordarci che ogni "cosa" è precaria, basta infrangere il punto di rottura ed essa salterà. Perché non proviamo col mondo?

Incontro, il 23 novembre, Icaro e Ceroli che mi confermano che questo atteggiamento è ormai di molti artisti. Alviani, Scheggi, Bonalumi, Colombo, Simonetti, Castellani, Bignardi, Marotta, De Vecchi, Tacchi, Boriani, Mondino, Nespolo. Questo testo nel suo farsi è già lacunoso. Siamo infatti già alla guerriglia.

25/10/10

Tout le monde a Paris




Dopo l’immersione londinese queste giornate parigine sono un proseguimento gioioso e variegato. Anche qui un clima nordico ci accompagna nelle diverse esposizioni e come il tempo anche l’esposizioni sono molto diverse.

Se la sezione giovanile della Fiac nella Cour Carré del Louvre non è proprio al massimo, molto viene compensata dalla sezione del Gran Palais dove la qualità delle grandi gallerie si vede. Colpisce tutti la grande opera di Anish Kapoor proposta da Kamel Mennour e lo stupendo intervento cromatico di Michael Craig-Martin nello stand di Claudine Papillon.

Particolarmente bella la sezione delle sculture nei giardini delle Tuileries.

Per quello che riguardano le altre fiere posso dire che la piccola ma elegante Silk proprio davanti alla Tour Eiffel si conferma come un interessante evento più avvolgente e sereno.

Come sempre da Art Élysées l’esposizione a corridoio pare confusa, troppa roba e molto ammasso, meglio sicuramente da Show Off con una selezione più minimale e curata.

Slick gioca la carta dell’oriente che però non mi affascina molto. Cutlog ha una stupenda posizione che però penalizza molto la fruizione delle opere.

La sorpresa maggiore viene da Chic ben curata e in una location adatta a questo mix di elementi. Colpisce notare che comunque è costante ovunque un folto pubblico

Le proposte museali sono molto ampie e diversificate. Le mostre di Arman e di Nancy Spero al Pompidou non mi piacciono molto, meglio Carol Bove premio Lafayette 2010 al Palais de Tokyo.

Nittis al Petit Palais e Monet al Gran Palais sono proprio meravigliose, assolutamente da non perdere.

Ora guardiamo alla prossima fiera, che si svolgerà in Italia, e cioè Artissima a Torino.

Modernikon - ikoni




In anticipo sul 2011, che sarà all’insegna dello scambio fra l’Italia e la Russia, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino, in collaborazione con la Fondazione Victoria - The Art of being Contemporary di Mosca, ha in corso una grande esposizione dedicata all'arte contemporanea russa.

Dopo gli anni della Pereistroika che crearono una forte polarizzazione sull’arte russa, ritorna ora con più pacatezza una mostra che perlustra la variegata realtà di un paese sempre così contemporaneamente apparentemente prossimo ma realmente lontano.
Il titolo Modernikon, pare così volutamente datato fra un romantico spirito rivoluzionario e una presa di coscienza di una modernità che forse non è mai arrivata in questo mondo così feudale, costruito ancora su concetti di libertà e democrazia molto labili.

A tal motivo si nota una particolare attenzione alle singole identità che solo in qualche accenno tentano posizioni più sociali, forse segno di un ripensamento globale del sistema culturale sociale di questa nazione molto complessa.

Fra i lavori che più mi hanno interessato l’archivio di Arseny Zhilyaev che racconta di un mondo molto sommerso e che comunque tenta una sua esistenza.

L’opera Rot Front Remains che Osmolovsky crea ingigantendo il vuoto di un pugno chiuso.

L’elegante serie di video di Olga Chernsheva dal titolo Clippings in cui un dialogo fra testi ed immagini ci immerge in attimi di poetica vita.

Divertente anche se un poco banali il gruppo di pannelli di recinzioni degli orti illegali che Dmitri Gutov, posizionandoli abilmente li trasforma in disegni di Rembrandt.

In generale una piacevole mostra, che però evidenzia sempre di più come l’omologazione culturale si stia appiattendo in una forma espressiva che non distingue più le singole culture o tradizioni, portandoci in una modernità sempre più monotona.

Nuovi eventi al Castello di Rivoli.




Il Castello di Rivoli con la nuova gestione dei curatori Beatrice Merz e Andrea Bellino sta lentamente risvegliandosi, dopo anni di un’ annoiata sonnolenza.

Forse qualche incantesimo ha rianimato questo moloch sulla collina, che dall’alto domina la pianura sottostante, dimora architettonico stupenda, promessa di una grandezza dimezzata, classica favola italiana.


Exibithion/exibithion mostra a cura di Adam Carr, in corso fino al 9 Gennaio.

Riflessioni che sdoppiano le idee e la memoria.

Esercizi di forme e sostanze che lasciano tracce non sempre identificabili.

Spostamenti fisici e temporali che trasformano le nostre capacità di ricordare.

Questi piccoli spunti cresco e si ampliano lasciando il dubbio che non sia la duplicità il fulcro della mostra, che è allestita nella mancata metà del castello dove sorge ora questo strano spazio chiamato Manica lunga, ma la complessità del riconosce nel tempo le cose amate e la sua originalità.

E quindi il titolo Exibition/exibition non pare un doppio ma una inizio di duplicazione, di molteplicità.

Infatti certe opere più che duplici sono multipli, la realtà oggettiva così si svela nelle mani degli artisti più artistica.

In un susseguirsi di prodotti, molto quotidiani, il curatore Adam Carr ha tentato quasi un riflesso del grande quadro che all’ultimo piano della permanente ricorda i tempi della sperimentazione di Gilber&George.

Segnate da due colori le due aree di specularità, rossa e blu, lasciano aperte le possibili nostre aspettative di definire che oltre all’unità esiste una molteplicità che dal doppio ci porta verso l’infinito.

Unico fuori percorso, intenso e storico, quello di Paolini che propone la sua prima e la sua ultima opera, qui più che duplicità è vita, che continua a mutarsi.



“Tutto è connesso” rinnovamento nella collezione permanente del Castello di Rivoli.

Col titolo “Tutto è connesso” la curatrice Beatrice Merz ha riallestito l’intera collezione permanete, riproponendo stupende opere e risvegliandone di assopite, come le stanze di Nicola De Maria, l’opera sonora di Mario Airò o quella dei coniugi Merz.

Con intelligenza ha coinvolto artisti di cui erano in giacenza opere e ne ha riattivati nuovi percorsi e attuali posizioni.

Unico neo l’opera stupenda di Olafur Eliasson che mi ricordavo più quieta e che pare per la sostituzione dei motorini si è purtroppo accelerata, ma forse è volutamente un segno dei tempi.

Fra i prossimi eventi Borsa per Giovani Artisti Italiani degli Amici Sostenitori del Castello di Rivoli. Edizione 2009 a Massimo Grimaldi per il progetto “Emergency’s Paediatric Centre in Goderich”, a cura di Marcella Beccaria. La presentazione dell’opera sarà al Castello di Rivoli nella sala 7, venerdì 5 novembre 2010, ore 10.00. Si svolgerà poi l’incontro con l’artista, gli Amici Sostenitori e il curatore ad ARTISSIMA 17 - Meeting Point, domenica 7 novembre 2010, ore 12.30

Seguirà sempre il 5 Novembre alle ore 11,30 l’incontro con Philippe Parrenno per la presentazione della ristampa del testo “snow dancing – speech bubbles”, Per il lancio del libro, il Museo ospita nelle proprie sale auliche l'opera Speech Bubbles di Parreno, una grande installazione ambientale composta da innumerevoli palloncini specchianti a forma di fumetto che invadono le sale del secondo piano, in cui è allestita la rassegna tutto è connesso.

Il Castello di Rivoli in collaborazione col Museo Nazionale del Cinema organizza la rassegna “L’immagine allo specchio. Duplicità e simmetrie nel cinema” presso il Cinema Massimo nella Sala Tre, ecco il programma.

venerdì 12 novembre
h. 16.15 Lo zoo di Venere di Peter Greenaway (Gran Bretagna/Olanda 1986, 115’)
h. 18.30 La doppia vita di Veronica di Krzysztof Kieślowski (Francia 1991, 100’)
h. 20.30 Mulholland Drive di David Lynch (USA/Francia 2001, 145’)

sabato 13 novembre
h. 16.00 Il grande dittatore di Charles S. Chaplin (USA 1940, 126’)
h. 18.15 Inseparabili di David Cronenberg (Canada 1988, 116’)
h. 20.20 Lo zoo di Venere di Peter Greenaway (Gran Bretagna/Olanda 1986, 115’)
h. 22.30 La doppia vita di Veronica di Krzysztof Kieślowski (Francia 1991, 100’)

domenica 14 novembre
h. 16.00 Il dottor Jekyll di Rouben Mamoulian (USA 1931, 97’)
h. 18.00 Il grande dittatore di Charles S. Chaplin (USA 1940, 126’)
h. 20.45 Face/Off – Due facce di un assassino di John Woo (USA 1997, 137’)

lunedì 15 novembre
h. 16.30 Kagemusha di Akira Kurosawa (Giappone 1980, 160’)

martedì 16 novembre
h. 15.45 Mulholland Drive di David Lynch (USA/Francia 2001, 145’)
h. 18.30 Il dottor Jekyll di Rouben Mamoulian (USA 1931, 97’)

Biglietto intero € 5,50 ridotto € 4,00 – AIACE , militari, under 18 e studenti universitari (spettacoli serali); € 3,00 - over 60 e studenti universitari (spettacoli pomeridiani); € 30,00 abbonamento Sala Tre (10 ingressi)


Ricordo che esiste una convenzione fra il Castello di Rivoli, il Museo Nazionale del Cinema e quello di Venaria per un biglietto di sconto.

Il fuoco della danza



Il Victoria and Albert Museum ha in corso fino a 9 Gennaio la mostra «Diaghilev e l'epoca d'oro dei balletti russi dal 1909 al 1929»: un’esposizione di costumi di scena, tantissimi disegni, foto e video, tra cui rari filmati e dipinti che ripercorrono la fantastica carriera dell'impresario russo che portò in Europa la magia della danza orientale.


La mostra inizia in modo cronologico per poi affrontare alcuni interessanti aspetti della danza e di quel particolare gruppo che produsse affascinanti pulsioni e magie creative coordinati dal diretto artistico Sergej Diaghilev .

Sergej Pavlovic Diaghilev nacque nel 1872 al confine estremo dell’Europa, ai piedi dei Monti Urali, da una famiglia aristocratica ma senza più i capitali economici.

Affascinato dal mondo dello spettacolo creò un’impresa teatrale che grazie alla sua fantasia e capacità di cooperazione arrivò sulla scena europea realizzando grandi progetti con personaggi di grande ingegno come Jean Cocteau, Pablo Picasso, Henri Matisse e Giorgio De Chirico ma anche con i musicisti Claude Debussy, Maurice Ravel, Sergej Prokofiev, Igor Stravinskij e Ottorino Respighi.

Di tutte queste relazioni, scritti, immagini la mostra presenta interessanti campioni immergendoci in un mondo di continua passione e vita creativa.

Canaletto e i suoi rivali




Il successo di un pittore molte volte dipende dalle coincidenze, la bravura se trova il giusto canale e viene riconosciuta porta a risultati storici. Questo è sicuramente il caso del Canaletto, grande paesaggista che tramite Joseph Smith, console britannico a Venezia, trovò un grande estimatore e promotore in terra inglese, dove ebbe grande successo e fama.

Più che normale che ora la National Gallery di Londra gli dedichi una stupenda mostra confrontandolo con artisti del suo stesso periodo e stile. Questi “rivali” erano Bernardo Bellotto, Luca Carlevarijs, Francesco Guardi e Michele Marieschi, qui proposti in un diretto confronto.

La mostra curata da Charles Beddington è un piacevole percorso e confronto sulla pittura e sulla città di Venezia. I modi diversi con cui questa magica città viene vista, rivista e dipinta sono magnifici.

Dal Canal Grande, passando per Piazza San Marco, Rialto, il Molo, Santa Maria della Salute e tanti altri sestieri e piazze sono i soggetti di questa pinacoteca della bellezza raccolta da tutto il mondo e proposte in queste sale.

La mostra offre l’occasione unica di confrontare spesso medesimi soggetti e spazi della città lagunare messi a confronto diretto sulla stessa parete, rendendo così evidente il cambiare del tempo nella tecnica pittorica e nello spazio urbano della città. Ma anche il modo diverso di intendere e vedere i luoghi che i diversi vedutisti avevano.

Sponsor dell’evento e sostenitore della National Gallery è il Credit Suisse che il prossimo anno sosterrà anche una mostra dedicata a Leonardo da Vinci, nel periodo della corte milanese.

La mostra durerà fino al 16 Gennaio 2011

indicazioni per Fare Museo




Il Filatoio di Caraglio ha avviato la stagione espositiva autunnale, ideato dal gruppo curatoriale tutto femminile a.titolo, sotto l’insegna del progetto “Fare Museo”.

Il titolo dell’iniziativa pone in una nuova luce l’idea del luogo espositivo conosciuto come museo, trasformandone la connotazione statica in una forma dinamica e diretta.

L’azione quindi diventa lo spazio fisico ma anche spirituale di un presente a cui tutti partecipano e condividono una passione comune.

Risulta quindi poetico e piacevole l’intervento ideato da Olivier Grossetête, che lavorando sul tema delle architetture e sulla percezione di questi oggetti fisici, di realizzare con persone di ogni età del territorio caragliese l’idea di una torre dell’acqua che viene costruita anche fisicamente nella corte del Filatoio.

Parallelamente le sue opere sono proposte in un breve ma intenso percorso al primo piano, creando in tal modo un confronto e un approfondimento diretto fra chi visita e osserva il territorio e chi lo vive.

Anche l’opera di Cesare Viel, fatta di immateriali suoni entra in contatto diretto e dinamico col pubblico che percependoli incrementa con propri ricordi e sensazioni l’esperienza di uno spazio specifico ma che può anche aprirsi ad altri vissuti e percezioni.

Le project rooms con giovani artisti entrano in perfetta sintonia con questo intento socio-culturale.

Stupenda la sala di Alessandro Quaranta, realizzata nell’ambito di Viapac, a cui tutti gli eventi sono correlati, iniziativa di progetti che saranno realizzati tra il Filatoio di Caraglio e Musée Gassendi di Digne. L’artista presenta una doppia proiezione che concretizza un percorso di riflessi fra differenti punti della vallata, nodi di pulsione, costellazioni di messaggi che si trasmettono a tutti ma che solo in determinati punti trovano un suo codice.

Si prosegue poi con i ricami di Andras Calamandrei che ri-interpreta paure e spazialità in una fusione cromatica e floreale. Mentre Irina Novarese realizza una archivio di casuali memorie fantastiche interagendo con archivi di amici e persone sconosciute.

Particolarmente utile il nuovo bollettino del Cesac che diverrà sicuramente un valido punto di raccolta e riflessioni di questo nuovo modo di vivere l’arte contemporanea.

Ancora per alcune settimane sono visibili l’opera Poetic Justice di Tania Bruguera e la serie di Perruques-architecture di Meschac Gaba.

Lo spazio come sempre presenta sempre la possibilità di vedere la magnifica ricostruzione del setificio di fine ottocento.

19/10/10

Le Fiac e tout le monde ...



Dopo il tour de force londinese da domani inizia la settimana parigina, che quest’anno pare più dinamica della capitale inglese.

Sicuramente l’evento più importante è la 37 edizione de la Fiac che avrà luogo dal 21 al 24 Ottobre, come già per le scorse edizioni le più importanti gallerie saranno al Grand Palais, mentre la proposte più contemporanee saranno presentate alla Cour Carré del Louvre.

Fra le due parti nei bellissimi giardini des Tuileries ci saranno le sculture e le opere monumentali a cui si aggiunge il Cinéphémère proposto dalla Fondation d'entreprise Ricard dove saranno proposti 40 film d’artista.

Fra le nuove presenze a le Fiac segnaliamo la galleria Franco Noero di Torino, Silverman Gallery e Workplace Gallery.

Nei giorni dell’evento sarà anche consegnato il premio Marcel Duchamp, i selezionati di quest’anno sono: Céleste Boursier-Mougenot, (galerie Xippas), Cyprien Gaillard, (Bugada & Cargnel (Cosmic galerie), Spréth Magers), Camille Henrot, (galerie Kamel Mennour) e Anne-Marie Schneider, (galerie Nelson Freeman).

La sezione di nuove gallerie proposta presso il settore Lafayette, vede i seguenti nominativi: Bureau, New York, L. Corty, Paris, Gaga, Mexico City, Gaudel De Stampa, Paris, Hotel, Londres, Karma International, Zurich, Kock Oberhuber Wolff, Berlin, Labor, Mexico City, Marcelle Alix, Paris, Mother’s Tankstation, Dublin, Neue Alte Brucke, Frankfurt am Main, Take Ninagawa, Tokyo, Projectesd, Barcelone, Silverman, San Francisco, Sultana, Paris, Workplace, Gateshead,

In contemporanea ci sono altre piccole fiere che sono: Slick, in zona Palais de Tokyo, Show off alla Port des Champs Elysées, Salon Light #7 al Point Ephémère, Chic Art Fair a la Cité de la Mode et du Design e in fine Cutlog nella Bourse du Commerce.

Particolarmente interessante notare come il corredo di proposte che la città offre quest’anno è particolarmente ricco e variegato.

Iniziamo dagli spazi istituzionalizzati come il Palais de Tokyo dove ci sono una serie di mostre tra cui una collettiva di artisti affermati raccolti sotto il titolo Fresh Hell, un aereo intervento di Serge Spitzer, riflessioni architettoniche con Benjamin Valenza. Per il prossimo ampliamento dei nuovi spazi oltre 9’000 m2 è stata invitata Sophie Calle col progetto che si può già visitare prenotandosi sul web. Ricordo che si potrà ancora cenare col progetto di Laurent Grasso sul tetto del Palais de Tokyo nello spazio Nomiya.

Accanto al Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris con titolo “Etats de l’Artifice” sono proposti le opere video e filmiche di Elena Sorokina. Contemporaneamente c’è una retrospettiva di Larry Clark, una su Basquiat e le sculture di Didier Marcel.

Al Petit Palais c’è una bella mostra su Giuseppe De Nittis.

Al Grand Palais grandissimo successo per la retrospettiva su Claude Monet.

Al Centre Pompidou sono in corso la presentazione della collezione permanente col titolo elles@centrepompidou, l’arte del novecento secondo una visione femminile. Una mostre di Gabriel Orozco, una del premio Marcel Duchamp 2009 Saâdane Afif, una retrospettiva su Arman e un omaggio espositivo a Nancy Spero.

Alla Galleria Lafayette per Antidote sono presentate le opere di Victor Man, Pietro Roccasalva, Markus Schinwald, Niels Trannois, Tatiana Trouvé, Ulla von Brandenburg e Andro Wekua.

L’offerta prosegue con la stupenda mostra sul disegnatore di fumetti Moebius alla Fondazione Cartier.

Assolutamente da non perdere poi il 21 Ottobre l’apertura di un nuovo spazio con la Collezione Rosenblum, nel 13 arrondissement, che presenterà sotto il titolo “Born in distopia” la sua raccolta più storica.

La Maison Rouge/Fondation Antoine de Galbert propone la mostra “Indagine su un cane”, che era recentemente alla Sandretto Re Rebaudengo, essendo parte dell’associazione FACE che porta questa mostra itineraria in diversi spazi europei associati.

Ma anche gli spazi privati paiono particolarmente attivi. Sicuramente l’apertura di un nuovo punto vendita di Gagosian sarà l’evento più mondano, come per Roma si inizia con Cy Twombly.

Ci saranno nuove gallerie tra cui Applicat-Prazan, Loevenbruck e GB Agency. Raddoppio per alcune gallerie come la Chantal Crousel e l’ampliamento della Emmanuel Perrotin.

Concludiamo con la collettiva di gallerie che si svolgerà alla Galleria Continua/Le Moulin Sabato 23 Ottobre.

Via anche qui non resta che armarsi di un buon paio di scarpe da ginnastica un sacco per la sporta e visitare visitare visitare!

Giornate londinese - spazi privati.




Fra le tante gallerie viste mi sono rimasti in mente i lavori intensamente colorati di Ludovica Gioscia alla The Agency, la confusione assemblativa di Jason Rhoades da Hauser & Wirth, mentre la medesima galleria presentava una oramai classica Louise Bourgeois, nella nuova sede di Saville Row.

Piacevoli i pannelli resinosi di Helene Appel alla The Approach, le sculture fisiche di Marilène Oliver da Beauxarts e l’installazioni di Kit Craig da Arcade.

Un poco perplesso sul lavoro di Paola Pivi che da Carlson prova con le pruderie gay a richiamare un poco di attenzione, mentre un naturalistico Stefano Arienti è proposto da Greengrassi.

Molto interessanti gli assemblaggi di Fernanda Fragateiro da Eastcentral.

Rigorosissima Marina Abramovic da Lisson, oltre ad un presenzialismo continuo fra la tate, la marathon etc..

Da Haunch of Venison un ovvio Tom Wesselmann e una collettiva composta da Adam Dix, Alex Hoda and Katie Paterson un poco noiosetta.

Più piacevole Hew Locke che propone un assemblaggio di fili perlinati da Hales Gallery, divertente anche se già un poco vista l’immensa scultura rosa di Michael Shaw da Schwartz Gallery.

Stupende le sculture floreali di Yayoi Kusama Da Victoria Miro mentre Gagosian propone un fantastico James Turrel in Brittan street, forse la cosa più interessante vista a Londra e un ovvio Damien Hirst in Davies Street.

Giornate londinese - spazi pubblici Serpentine, Art Angel e Whitechapel



Alla Serpentine Gallery fino al 7 Novembre è in corso la mostra di Klara Lidén, realizzata in cooperazione con Moderna Museet di Stoccolma.

L’esposizione presenta una serie di installazioni, film, realizzate nel contesto dello spazio ospitante. Usando materiale di scarto ha operato nello spazio della galleria creando un percorso di sensazioni spaziali e cromatiche che relazione con le dinamiche di questo particolare edificio posto nel centro del parco londinese.
Il risultato è molto giovanilistico per cui aspettiamo che cresca prima di formulare giudizi troppo critici.




Accanto c’è il suggestivo Padiglione estivo che quest’anno è stato ideato da J. Novel di un bel rosso fiammante.

Organizzato dallo staff della Serpentine, Sabato 16 e Domenica 17 si è svolto presso le eleganti saloni della Royal Geographical Society accanto alla Albert Hall una maratona artistica sul tema della mappatura.

Come oramai diventata consuetudine una due giorni di tante parole, forse troppe e poche realtà.

Ma chissà, alla fine qualcosa ne uscirà di questo autocelebrazione che i soliti invitati proposti da Obrist propongono oramai ogni anno per una visibilità troppo pubblicitaria e poco culturale.

Nello stesso parco sono esposte 4 opere di grandi dimensioni del classico Anish Kapoor che come sempre attraggono decine di persone, soprattutto divertite dal potersi fotografare.

Invece completamente sono e invisibile agli occhi i quattro interventi di Susan Philipsz ideati per Artangel nel centro della City di Londra, magicamente immerso nel mondo urbano si sentono sonorità elisabettiane.

Segnalo poi la mostra delle sculture di Claire Barclay alla Whitechapel, proposta dalla Bloomberg Commission.

Questo spazio rinnovato recentemente offre anche altre interessanti iniziative, tra cui una bella riedizione della documentazione della famosa mostra This is Tomorrow del 1956 che viene riproposta in diverse sezioni quella in corso in questi giorni: “Keeping it Real: An Exhibition in 4 Acts: Act 2: Subversive Abstraction”.

Giornate londinese - Frieze Art Fair 2010



E’ il terzo anno che vengo a Londra per Frieze Art Fair, che sicuramente si può considerare come la più frizzante fiera d’arte contemporanea.

Prima di entrare passeggio tra nella sezione Sculpture Park, posta accanto alla tensostruttura, fra le opere più interessanti selezionate dal curatore David Thorp, c’è quella di Jeppe Hein anche se nel complesso non hanno la forza degli anni passati, forse per le dimensioni e i materiali, spesso troppo fragili.

Entrando alla fiera si attraversa il corridoio d’ingresso e ci si immerge in questo universo parallelo, questo mondo, che nonostante il mondo pare sull’orlo di una crisi socio/econimica, è rarefatto ed elegante, curioso e affascinante.

Come sempre l’organizzazione è realizzata in modo impeccabile e di ampio respiro qualitativo e storico.

Il pubblico è variegato e tranquillo, l’atmosfera piacevole e rilassante.

I vari stand delle gallerie propongono un panorama molto articolato di espressioni artistiche, ci sono i nomi più noti ma anche tante opere ricercate. Le opere proposte, diverse per tematiche e forme estetiche, paiono tutte di ottima fattura e di valida qualità tecnica.

All’interno della fiera ogni anno è organizzata una serie di interventi realizzati da un gruppo di artisti, quest’anno sono stati invitati: Ei Arakawa and Karl Holmqvist con un progetto intitolato “pOEtry pArk”, un artistico rifugio poetico; Spartacus Chetwynd con una doppia performance giocosa, ‘The Oppressed Purée’ e ‘Women Who Refuse To Grow Old Gracefully’; Matthew Darbyshire che ridisegna il box office; Shannon Ebner & Dexter Sinister che agiscono su una sala di lettura; Gabriel Kuri che realizza una serie di oggetti metallici estetici/multifunzionali; Shahryar Nashat con un nuovo video; Nick Relph che ha invitato un gruppo di artisti a creare contenitori per donazioni; Annika Ström con una performativa mappa; Jeffrey Vallance che propone un discussione fra lo storico e il critico; concludono gli interventi EU Partner: Vector Association con un libro sperimentale.

Grandissimo successo ha riscontrato il progetto vincitore del Premio Cartier 2009 Simon Fujiwara, che ha allestito diversi scavi “archeologici” fra gli stand della fiera.

E’ stata doppia la sezione Frieze Music che si sono svolti la prima il 15 Ottobre con Hercules and Love Affair al Debut e la seconda il 16 Ottobre nella Shoreditch Church con Baby Dee.

Tante le occasioni di confronto all’interno della serie delle conferenze raccolte sotto il titolo Frieze Talks, molte della quali si sono subito esauriti i posti, che hanno visto la partecipazione di Julie Ault, Wolfgang Tillmans, Susan Hiller, Thomas Demand e tanti altri protagonisti dell’arte contemporanea ma non solo.

Particolarmente interessante la sezione Frieze Film curata da Sarah McCrory che ha commissionato a Jess Flood-Paddock, Linder, Elizabeth Prince e Stephen Sutcliffe dei film che sono stati trasmessi anche su Channel 4.

Giornate londinese - Royal Academy



La visita alla Royal Academy, che nel centro di Londra è uno stupendo rifugio di quiete e stile britannico, è stata un poco una delusione anche se l’afflusso di un pubblico è notevole e caratterizzato da una presenza soprattutto di persone mature e femminile. Per cui era molto interessante notare suggestive signore da thè affollano queste stanze ricche di storia e d’arte.

La mostra di punta “Tesori da Budapest: capolavori europei da Leonardo a Schiele” mantiene a metà le promesse. Sono presentati oltre 200 pezzi di grandi artisti europei provenienti dalle collezioni pubbliche ungheresi. La selezione delle opere include lavori di Leonardo da Vinci, Raffaello, El Greco, Rubens, Goya, Manet, Monet, Schiele, Gauguin e Picasso. Molti di queste opere sono per la prima volta esposte in Gran Bretagna. Per cui parte delle promesse sono giustamente coperte, mancano però i capolavori, tolto un disegno di Leonardo e una ritratto di Goya il resto è buona pittura ma mai eccelsa.
Comunque essendo la mostra organizzata in modo cronologico, è sicuramente una piacevole passeggiata nella storia dell’arte.

Contemporaneamente l’accademia propone, come fa anche orgogliosamente la Tate Britan, tantissima arte inglese (chissà come mai in Italia raramente si è orgogliosi dei propri artisti ?).

Una sala è dedicata a Sauerbruch Hutton con una piccola mostra sul rinnovamento della Brandhorst Collection a Monaco.

In un’altra Ian McKeever realizza per questa realtà un confronto artistico fra una sua produzione pittorica e una serie di fotografie in bianco e nero, primo progetto di una serie di occasioni di laboratori artistici, occasioni di accrescere per i membri del circolo, la loro conoscenza dell’arte.